L’arrivo sul mercato del nuovo drone Dji Mavic rende di nuovo attuale la diatriba su uno dei punti ritenuti più critici da parte di chi utilizza il video in impieghi professionali, ovvero la possibilità di trattare le immagini dopo che sono state riprese.
In altre parole la videocamera (ma in fondo è lo stesso con la fotografia) deve sempre essere lo strumento più neutro possibile, limitarsi ad acquisire le immagini ed archiviarle in un file, così come sono state “viste” dall’occhio elettronico e senza rielaborare autonomamente i fotogrammi.
Successivamente l’editor, o più appropriatamente uno specialista di color correction avrà modo, con comodo, di applicare filtri e calibrazioni cromatiche, facendo esperimenti e modifiche e intervenendo là dove è ritenuto opportuno dal regista o dal direttore della fotografia.
Viceversa, se il file generato dalla fotocamera digitale è “scarso”, ben poco potrà essere fatto per migliorare una scena.
Un viso di un attore è in ombra? La scena ha una dominante verde troppo accentuata? Le macchine da presa sono di marca, modello e ottica diverse e quindi la temperatura del bianco e la colorimetria non sono omogenee?
Un bravo “colorista” sa sempre come venire fuori da situazioni del genere, intervenendo attraverso specifiche applicazioni su uno o più dei numerosi parametri possibili, fino ad ottenere il risultato voluto.
La più grande critica da parte dei professionisti alle immagini generate dai droni “commerciali” è proprio questa: di solito i file generati sono così compressi e i sensori così limitati che gli interventi successivi comportano sempre una perdita di qualità, spesso inaccettabile per un impiego professionale.
Il dronininino di Dji (sì, sarà lo scioglilingua del 2017 e il gioco dell’estate) si pone proprio in bilico tra i due mondi. Guardato con supponenza dai professionisti, considerato un giocattolo per colpa di quel sensore piccolo piccolo quasi da cellulare, figurati se può essere utilizzato in impieghi seri!
Eppure guardate il video che segue: Kraig Adams è un videomaker di New York, che utilizza molti strumenti “smart” nelle sue produzioni. Certo, tutti vorremmo fare riprese con macchine da presa e ottiche milionarie, ma se il Cliente ha un budget piccolo piccolo, che si fa, si molla?
No certo, e così salta fuori che alla fine il Mavic ha pur sempre un ragguardevole bitrate che può raggiungere i 60 Mb, e guardate Kraig che risultati entusiasmanti che ottiene con un plugin specifico, anche se nessuno vieta di utilizzare altri tools quali Adobe Premiere o Da Vinci Resolve. Insomma, niente male davvero!
Vi ricordiamo che tutti i prodotti DJI possono essere acquistati da Bizmodel, che è distributore italiano e centro di assistenza. Se non volete investire cifre davvero importanti, desiderate poter volare anche in interni, avete necessità di spostarvi in modo “leggero” e soprattutto non dovete affrontare la produzione del prossimo film di James Cameron io un pensierino sul Mavic ce lo farei…
Nota: video fighissimo e Kraig vola alla grande sui cieli di Londra, però non si capisce molto su quanto sia autorizzato a farlo: pensateci bene se volete imitarlo, e pure sulle città italiane! Se non avete i documenti a posto ci penserei due volte prima di alzarmi in volo come ha fatto lui… never forget!
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