Qualche giorno fa abbiamo incontrato il Master Builder LEGO Andrea Lattanzio (aka Norton74) e ci siamo fatti raccontare la genesi del suo diorama dell’officina delle Vespe, la splendida e dettagliatissima MOC (My Own Creation) che nel 2015 ha riscosso grande successo tra gli AFOL (Adult Fan Of Lego), e non solo, di tutto il mondo.
Oggi ritorniamo da lui per fargli qualche domanda sui suoi dettagliatissimi e colorati Hot Rod. Allacciate le cinture, si parte!
Hobby Media: Nel corso della tua carriera di builder hai realizzato molti veicoli, tra i quali anche molti Hot Rod. Da dove arriva l’interesse per questo tipo di auto e perché hai deciso di replicarle in LEGO?
Andrea: Fino a pochi anni fa non ero molto attratto dalle auto americane e dagli Hot Rod. Poi, navigando in rete, mi sono imbattuto in alcuni modelli di Hot Rod in LEGO costruiti da builder stranieri ed è scattata la scintilla. Ho approfondito il tema cercando informazioni e immagini su siti e forum dedicati all’argomento facendomi così un’idea di cosa fossero gli Hot Rod e soprattutto quale storia avessero alle spalle.
Ho scoperto che il fenomeno Rods nasce nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale quando i giovani squattrinati del sud della California elaboravano le vecchie Ford B, numerosissime ed economiche, rendendole delle auto da gara con le quali scorrazzavano sulle strade della costa e gareggiavano sulle piste di sabbia. Agli Hot Rod negli anni sessanta si unisce il fenomeno degli Show Rod e delle T-Bucket: le prime sono veicoli esagerati sotto tutti i punti vista concepiti solo per essere esposti ai saloni dell’auto d’oltre oceano (le mie Beer Wagon e Fire Truck ne sono degli esempi), le seconde invece sono piccole vetture dotate di motori esagerati costruiti sulla base della popolare Ford Model T (come la mia Green T). Dietro a queste auto c’è tutta la cultura, o forse è meglio dire la sub-cultura americana degli anni ‘50 e ‘60, e questo mi affascina molto a tal punto da spingermi a costruire con i mattoncini LEGO queste strane auto.
Hobby Media: Le tue creazioni sono fedeli repliche di Hot Rod e veicoli d’epoca, come mai non costruisci auto moderne?
Andrea: Personalmente penso che il design dell’auto, ma più in generale il design industriale in genere, abbia raggiunto il massimo in termini di creatività e funzionalità alla fine degli anni settanta, da lì in poi la ricerca sempre più spinta ed estrema di nuove forme e funzioni ha forse peggiorato le cose piuttosto che migliorarle (ma sono gusti personali). Le auto moderne secondo me hanno poco da dire e onestamente mi sembra si assomiglino tutte. Questo è il motivo per cui i veicoli d’epoca li trovo più affascinanti e più sono strani e più mi diverto a replicarli con i mattoncini LEGO.
Hobby Media: Hai costruito l’officina per le Vespe dopo aver costruito quella per i Volkswagen e poi gli Hot Rod?
Andrea: Nel 2014 ho presentato l’officina per il restauro dei vecchi Volkswagen Transporter (che seguiva il VW T1 telonato), l’anno successivo l’officina per il restauro delle Vespe e poi i vari Hot Rod, T-Bucket e Show Rod.
Nel 2016 ho poi costruito la stazione di servizio ESSO in stile “modernista” e a seguire molte altre MOCs, quasi tutte a tema “motori vintage”. Tra i miei ultimi lavori sono sicuramente da ricordare il quartier generale di Mooneyes, completo di moltissimi dettagli sia all’interno che all’esterno, e la Bugatti Type 35 Grand Prix nel fienile, quest’ultima corredata anche di istruzioni di montaggio.
Hobby Media: Qual è la tua MOC preferita?
Andrea: Non è facile rispondere a questa domanda, ogni MOC ha qualcosa di unico e mi ricorda un certo periodo della mia vita da “builder”. Se proprio devo scegliere però opto per l’officina Volkswagen visto che è stata quella che ha fatto conoscere i miei lavori a livello internazionale. Inoltre nessuno mai in passato aveva realizzato un’officina in quella scala così completa e ricca di dettagli, penso rappresenti una “pietra miliare” nel mondo delle MOC.
Hobby Media: Ci sono dei dettagli su cui ti piace lavorare maggiormente quando costruisci i tuoi modelli?
Andrea: Sicuramente mi piace molto e mi diverte costruire gli utensili per le officine. Conoscendo bene il mondo delle officine per riparazioni auto/moto mi viene facile replicarle in LEGO. Ho costruito praticamente tutto, dal compressore al trapano a colonna, dai ponti solleva-moto alla sabbiatrice. Mi manca solo il tornio.
Per quanto riguarda i veicoli invece mi piace lavorare sulle forme e sui colori cercando di raggiungere sempre un equilibrio tra le varie proporzioni dei mezzi, che poi è ciò che fa la differenza tra una bella MOC e una che “lascia il segno”.
Hobby Media: Come decidi quale modello costruire e quali sono le tue fonti?
Andrea: La scelta di cosa costruire nasce sempre da un “colpo di fulmine”. Mi spiego meglio. A volte capita che guardando un’immagine resto talmente colpito da decidere immediatamente di replicarla con i mattoncini LEGO. Questo è capitato, per esempio, con la stazione di servizio ESSO. Nell’autunno del 2015 ho visto su Facebook una fotografia di uno splendido Volkswagen Type 2 T1, in livrea rosso ESSO, affiancato alle pompe di benzina anni cinquanta in attesa di fare il pieno. Una vista d’insieme davvero mozzafiato per chi, come me, ama il mondo dei veicoli d’epoca e più in generale del design. Pochi mesi dopo l’intera scena era fedelmente riprodotta in LEGO.
Capita anche che guardando un soggetto reale riconosca immediatamente la possibilità di utilizzare un elemento LEGO per riprodurre una certa forma, e da lì parto per la costruzione. Questo è accaduto per esempio con il Fire Truck, quando ho individuato lo “slope curved with arch” come pezzo perfetto per ricreare il tettuccio. E il risultato mi ha dato ragione.
Hobby Media: In che scala sono i tuoi modelli?
Andrea: I miei modelli sono all’incirca in scala 1/18 e 1/16. Recentemente mi sono cimentato nella scala minifig con buoni risultati, e le mie ultime realizzazioni sono quasi tutte in questa scala.
Hobby Media: su cosa focalizzi l’attenzione quando costruisci le tue MOC?
Andrea: Per me sono fondamentali i dettagli. Penso che facciano la differenza. Inoltre lavoro sempre sulla pulizia delle linee, quello che chiamo “clean design”. Ispirandomi ai celebri motti “God is in the details” e “Less is more”, entrambi dell’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe (1886–1969), cerco di avere uno stile personale e riconoscibile che significa modelli ricchi di dettagli ma al tempo stesso caratterizzati da linee pulite.
Seppur mi piaccia il LEGO “classico” negli ultimi anni costruisco “studless” ovvero cercando di coprire gli stud utilizzando tile o pezzi simili. Penso che le MOC in questo modo risultino molto più realistiche. Quando le persone vedono per la prima volta le mie MOC non credono siano fatte di mattoncini LEGO, e questo è proprio l’effetto che cerco.
Hobby Media: Grazie Andrea per il tempo che ci hai dedicato e complimenti per i risultati raggiunti, continua così!
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