Chi mi conosce sa che modellisticamente non ho preclusioni di nessun genere, ho corso (meglio dire giocato) in tantissime categorie, ma purtroppo o per fortuna non in tutte. Una di quelle che non ho mai praticato, ma solo visto da vicino più volte sono gli scaler. Mi hanno sempre affascinato come meccanica e tecnica, come realizzazioni ma non ho mai avuto occasione di cimentarmi alla guida di questi mezzi. Li ho sempre visti alle fiere e ai Recon G6 a Maggiora, ma mai ho provato a fare un passaggio.
A proposito… ParkerFest Europe a Maggiora il 7 e 8 settembre, io spero di esserci almeno al sabato, ma il mio calendario quest’anno è complesso. Prometto di provare ad esserci (come sempre con la mia fida reflex).
Oggi continuo ad essere a zero con l’esperienza di guida, ma con un amico di pari condizioni modellistiche non ci siamo fatti mancare la possibilità di fare un paio di passaggi nel terreno vicino alle piste off road di Golasecca del Crazy Club.
Larry alla radio e il sottoscritto alle foto (con il telefonino, quindi perdonate la pessima qualità) abbiamo preso l’Enduro Sendero dell’Associated. Il Gugy incautamente l’ha lasciato incustodito ai box, dopo averlo estratto dalla scatola per un cliente/amico che ci perdonerà la scorribanda. Modello RTR, piloti alla prima esperienza di categoria ma con tanta esperienza di radio. Direi una condizione ottimale per un breve test.
Pila carica, una shorty, ma ci sta anche una tradizionale lunga, e via.
Larry per prima cosa prima regola la radio, un modello base, potenziometri a vista, tutto in manuale e limitato a trim e fine corsa. Inizia a giracchiare per i box e ci rendiamo conto che per noi “racer” è poco gestibile la retromarcia. È bella morbida all’inizio della corsa, ma poi è fin troppa la potenza che offre. Di solito per noi questo comando è solo un freno. Il motore a spazzole gira bene, tranquillo, ha potenza a sufficienza e si gestisce bene l’accelerazione con il gas. Sui piani molto inclinati fatica a stare fermo il mezzo… voi come fate a tenere la macchina frenata in discesa senza inserire la retromarcia?
Fatto il primo giretto e capito più o meno che può essere alla nostra portata puntiamo con sguardo avido il deposito edile a fianco. Bancali, pozzetti, macerie, sabbia, pietre…
In breve, abbiamo il primo, ma unico, problema. Il centraggio dello sterzo che non torna perfettamente al centro. Un’occhiata e notiamo che il problema risiede nella squadretta dello sterzo che non è fissata a fondo nel servo. Una chiava a brugola da due e tiro la vite… scoprendo che la qualità delle viti non è eccelsa. Non sono le viti che trovo nei kit, questa si rompe!
Nulla di grave, la cambio, la tiro correttamente e ora lo sterzo come per magia torna bene al centro.
Mentre faccio questo lavoro colgo l’occasione per osservare la meccanica con un minimo di attenzione mentre verifico tutte le viti del modello. Quella dello sterzo è stata l’unica non tirata correttamente.
Telaio a due sponde in metallo (sembra vero, ma è una caratteristica della categoria) sospensione a ponti rigidi, giunti telescopici con parti in alluminio fresato, giunti cardanici sull’asse anteriore, nessun differenziale, sede già di serie per un secondo servo (verricello o altro?) di fianco al servo sterzo, ammortizzatori in alluminio con filettatura per il precarico delle molle, luci di serie anteriori. Quello che noto è la sezione dei ponti piuttosto ridotta, dovrebbe aver concesso qualche mm di luce in più rispetto al suolo. La coppia conica è posta al centro dell’asse e mi piacerebbe smontarla per vedere come è fatta, ma oggi non è il giorno giusto per fare questo.
La struttura a tiranti prevede uniball di ottima qualità (sono come quelli dei Buggy racing). Immagino che la trasmissione primaria sia di pari livello, se c’è un punto di forza indiscutibile nelle buggy di associated è proprio dento quei carter a cascata d’ingranaggi. Mi auguro abbiamo mantenuto la stessa cura che sono abituato a vedere.
Si riprende la via del cantiere e si torna a giocare.
Le gomme: Anche noi inesperti, ci rendiamo conto che andrebbero forate per non un buon passaggio d’aria (si sgonfiano con le pressioni ma faticano a rigonfiarsi) e rese più morbide tagliando gli inserti. Evitiamo di fare esperimenti in una categoria che ancora non conosciamo anche se un’idea di come fare ce l’ho. L’amico Fabione mi ha più volte spiegato alcune sue tecniche rispondendo a mie precise domande. A volte toccano negli spigoli dei passaruota della carrozzeria.
Nonostante questo, riusciamo a passare quasi ovunque. Limiti dei piloti/spotter o del mezzo? Io propendo per la prima ipotesi.
Notiamo che i paraurti sono un po’ troppo sporgenti rispetto la carrozzeria cosa che limita gli angoli di attacco a certi ostacoli, specialmente sulle macerie dove non siamo riusciti a fare quello che avremmo voluto fare… Arrivare in cima al cumulo. Le plastiche sono molto morbide e non si sono rotte. La carrozzeria in policarbonato è leggera ed essendo in due pezzi credo si adatti bene ad ospitare ogni tipo di personalizzazione e trasformazione.
Qualche capitombolo è stato ovviamente fatto, gli specchietti si ripiegano sulla loro cerniera, la carrozzeria ammortizza gli urti e nulla si è rotto. Ora sta a voi fare le prove più estreme per trovare i limiti di questo mezzo.
Testo e fotografie di Andrea Brianza
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